Di cosa parliamo davvero quando ci riferiamo al cioccolato?
Una domanda apparentemente scontata, ma che in realtà spesso mette in difficoltà tanto i consumatori quanto i professionisti che con il cioccolato lavorano ogni giorno. Infatti, se è pressoché impossibile trovare qualcuno a cui non piaccia il cioccolato, è altrettanto raro imbattersi in qualcuno che a questa domanda sappia rispondere in modo chiaro ed esaustivo.
Secondo la normativa vigente (All. I, d.lgs. n. 178/2003), si definisce cioccolato un prodotto ottenuto da «cacao e zuccheri che presenta un tenore minimo di sostanza secca totale di cacao del 35%, di cui non meno del 18% di burro di cacao e non meno del 14% di cacao secco sgrassato».
Origini
Il cioccolato deriva dalla lavorazione delle fave di cacao contenute all’interno della cabossa, il frutto della pianta di cacao, Theobroma cacao. Questa pianta è originaria dell’America Meridionale che a oggi, insieme all’Africa, è tra i maggiori produttori mondiali di fave di cacao.
Dopo una maturazione di 4-6 mesi, le cabosse vengono raccolte a mano e rotte con il machete per estrarre le fave, che possono arrivare a 40 per ciascuna cabossa. Le fasi di lavorazione delle fave includono la fermentazione ed essicazione, la torrefazione, la macinazione, la spremitura, il concaggio, il modellaggio e, infine, il confezionamento.
Gli ingredienti del cioccolato
Il cioccolato vero e proprio è quindi composto dai tre semilavorati ottenuti dalla lavorazione della fava, amalgamati insieme durante la fase del concaggio: pasta di cacao, burro di cacao e polvere di cacao.
Le categorie
A oggi sono quattro le categorie di cioccolato ufficialmente riconosciute: fondente, al latte, bianco e, dal 2018, Ruby.